.:: Se fossi in te ::.
Autore: La premiata ditta “Rogiari e Valentina” colpisce
ancora! La trama è di Vale, e lo svolgimento di Rogiari2001...
Sommario: Avete mai pensato che, a volte, è un bene cambiare
prospettiva sulle cose? E’ quello che per l’appunto capita
a Buffy e Spike in questa fanfic, con tutta una serie di comiche conseguenze...
Spoiler: Fino alla metà della quinta stagione, diciamo fino a
“Triangle”: Riley se ne è andato (meno male!), Joyce
sta meglio e Dawn non sa ancora di essere “La chiave”...
Shipper: B/S, of course (è quella che ci riesce meglio!)
Rating: vietato solo ai minori di quattordici anni, per essere prudenti.
E’ una cosetta dolce, vedrete!
Disclaimer: Tutto di Joss Whedon, ME, e quant’altri lo possiedono
e NON lo trasmettono in Italia…
Feed – back: sempre super gradito a rogiari@inwind.it, o pubblicamente
sulle liste dove la fanfic è pubblicata
PROLOGO
“Far la ronda insieme per i cimiteri di Sunnydale non è
in alcun modo come...gasp, uscire insieme!” Rifletté Buffy,
sentendosi molto meglio con se stessa. “Ecco, vedi?” Continuò
il suo monologo interiore. “Niente di strano, di insolito. Chiunque
ci vedesse insieme...beh, chiunque ci conosce, almeno, sa che stiamo
facendo solo quello...la ronda, cosa hai capito? La circostanza che
la luna splende sui suoi assurdi capelli platinati, e che il suo spolverino
di pelle nera è un invito a strusciarcisi contro...beh, solo
coincidenze. Non è così morbido, in fondo...”
“Cosa hai detto?” le chiese Spike, fermandosi di un passo
dinnanzi a lei e chinando il capo di lato nel suo solito modo. La luce
della luna piena giocava con le ombre del suo volto pieno di contrasti,
eppure indimenticabile. Buffy lo fissò. Poi, con orrore, si accorse
di avere parlato.
“Cos’è che non è così morbido?”
rise Spike, incuriosito.
“Il mio paletto.” Annaspò lei. “Quando...quando
affonda nel petto dei vampiri cattivi e malvagi...quelli come te insomma”
“Uhm” commentò Spike, per niente convinto. “Chissà
perché ma ho la sensazione che stessi parlando di ragazzi”
“Ragazzi?” ironizzò Buffy. “Ma andiamo! Credi
che mi sia rimasto ancora un pezzetto di cuore da spezzare?”
“Secondo me, sì”
“Fatti gli affari tuoi, testa ossigenata”
“Senti chi parla. E’ da tre giorni che mi parli di Harm.
Harmony qui, Harmony là..qualcuna, da queste parti, è
gelosa...”
“Ma per favore!” Indignata, a braccia conserte, Buffy lo
fissò con uno sguardo di ghiaccio. “IO...gelosa...di quella...succhiasangue...sciacquetta...e”
“Alt!” rise Spike, sollevando le mani. “Mi arrendo,
hai vinto. Sei indifferente nei suoi confronti, e soprattutto non gelosa!”
“Non vedo perché. Harmony non è mai uscita con nessuno
che mi interessasse”
“Sì, raccontatela, cacciatrice.”
“Oh, per favore!” rise Buffy. “Ed il tuo comportamento
con carciofo, allora? Chi è che lo seguiva di notte, per poi
rivelarmi le sue...”
“...infedeltà?”
“Va al diavolo, Spike”
“Vacci tu”
Buffy si voltò, esasperata, e fissò la luna, che sembrava
guardarla, beffarda, dall’alto del cielo nero.
“Se fossi in te....se fossi in te la smetterei di essere così
insopportabilmente arrogante...e soprattutto, la smetterei di conciarmi
in modo così ridicolo! Te l’hanno mai detto che il look
alla Billy Idol è morto e sepolto?!”
Spike le si mise davanti, a braccia conserte.
“E io, se fossi in te, la smetterei di contar balle. Soprattutto
a me stessa”
“Sì, sogna” ironizzò lei. “E manda i
miei saluti a...Harmony, chi?”
“Cacciatrice...”la minacciò lui, a voce bassa.
Ma Buffy si stava già allontanando, un dito, quello indice, già
alzato come poco amichevole saluto...
“Maledizione!” si lamentò il vampiro, tirando il
calcio ad una pietra. “Donne! Le capirò mai?”
Furiosa, Buffy si sbatté la porta alle spalle, ripromettendosi
di chiedere a Willow l’incantesimo anti – vampiro. Anti-vampiro
biondo ed arrogante, insopportabile, figlio di buona donna, maledetto
lui ed il suo spolverino, ed i suoi occhi...
....blu?
Buffy si fermò sulle scale. Blu? E che razza di colore era? Non
l’azzurro grigio degli occhi di carciofo, e neppure quello color
cielo degli occhi di Parker, l’idiota.
No, erano blu. Capaci di scurirsi improvvisamente, ed altre volte di
splendere come ghiaccio.
“Maledizione!” sbottò Buffy, e si ritirò nella
sua stanza, sbattendo la porta. “Se fossi in te, innanzitutto,
imparerei a stare zitto!”
“E’ tornata” sussurrò Dawn. “Adesso possiamo
cominciare”
“Che succede?” chiese Janice, impaurita. “Fa sempre
così? Litiga ogni sera con il suo ragazzo?”
”Non è il suo...” cominciò Dawn, poi, ridacchiò.
“Sì, è proprio così. Litiga ogni sera con
il suo ragazzo. I grandi non li capirò mai”
“Avanti, tocca a te”
Dawn annuì. Era già pentita di aver rubato il diario di
Tara, quello lasciatole da sua madre, dove erano minuziosamente descritte
antiche ricette magiche. Eppure, era sembrato così facile. Mark
e Johnny le aspettavano all’angolo del cinema...e lei e Janice
erano purtroppo state scelte dal ragazzo che interessava loro meno.
Siccome Mark era fissato con Dawn, e Johnny con Janice, non restava
che una possibilità.
Scambiarsi di corpo.
Sembrava una ricetta facile.
Dawn aveva trovato tutto nell’appartamento che Tara e Will dividevano
al campus. Ora, bastava leggere quelle due facili paroline...e tadan!
Quella sera, Mark e Johnny sarebbero uscite con la ragazza giusta.
“Comincia tu” disse nervosamente Janice. “E’
stata tua l’idea”
“D’accordo” annuì Dawn con le mani che le tremavano.
“Se fossi in te...” – “Aspetta, com’è
che continua? Ah, sì ...’Saprei come fare’”
“Se fossi in te, saprei come fare” disse Spike ad alta voce,
riempiendo un boccale di sangue. “Basterebbe un cenno del tuo
prezioso ditino mignolo...non l’indice, come prima, ed io correrei.
Diavolo, qualunque maschio dei dintorni correrebbe da te. Perché
sei donna, e potente come il mare e la luna, ed io sto diventando pazzo...dannazione!”
Il boccale finì contro il muro, e Spike si prese la testa tra
le mani, quella testa dove lei era sempre più presente, sempre
più spesso.
“Se fossi in te, saprei come fare...” mormorò Buffy,
fissandosi nello specchio, lisciando con la punta delle dita le impercettibili
rughe che la preoccupazione per sua madre, negli ultimi mesi, aveva
lasciato sul suo volto. “Lascerei perdere. Mi arrenderei. Negherei
anche di fronte all’evidenza. Non capisci che non posso? Che non
posso più amare, come ho amato, un vampiro, che il rischio di
dovergli un giorno piantare un paletto nel cuore è semplicemente
troppo alto per essere corso...”
“Non posso” ammise Janice, lanciando in un gesto di sconfitta
la polvere colorata nell’aria. “Non me la sento. Se mia
madre mi becca fuori stasera, dopo il coprifuoco, non mi fa più
uscire per tre mesi”
Nessuna delle due notò la polvere che, appena prima di posarsi
in terra, assumeva una forma vagamente umana, e poi, lentamente si dissolveva
in un vortice che fuoriusciva dalla finestra.
Un lieve turbine blu avvolse la figura di Buffy, e lei dolcemente si
accasciò sul tavolino della sua camera da letto, la spazzola
ancora in mano.
Un altro turbine, rosso, invase Spike, ed il vampiro reclinò
il capo sul sarcofago, come morto, mentre la luna splendeva beffarda
nel cielo.
L’antica formula era stata recitata, e l’incantesimo aveva
avuto inizio.
I. Ore 7.30
“Cavolo, com’è tardi!” bofonchiò Buffy,
tendendo la mano verso la sua sveglia.
Che...se ne accorse dopo un istante...non stava trillando.
Aveva fatto un sogno strano, ed aveva freddo. Si sentiva tutta infreddolita,
così nuda tra lenzuola di seta...
ALT!
Lei non possedeva lenzuola di seta, e soprattutto NON DORMIVA NUDA!
“Mio Dio” disse Buffy, sollevandosi di scatto. Aveva freddo.
Era nuda.
Ed era nella cripta di Spike.
No, no, no...non era possibile! Diamine, la sera prima avevano anche
litigato, ma ciascuno dei due se n’era andato a casa, come al
solito, e lei ricordava...ricordava...
Non sicuramente di aver fatto l’amore con Spike, nella sua cripta!
Una cosa del genere sembrava difficile da dimenticare...e poi...diamine,
non beveva, non si drogava, come poteva anche solo pensare che...
La cripta era deserta. Buffy si rilassò. Dalla finestrella penetrava
la luce del sole, ed era ovvio che, a quell’ora del mattino, in
primavera, Spike non potesse essere “in giro”. Doveva essere
al piano di sotto. Lo chiamò.
“Spike....SPIKE!”
La sua voce rimbombò per l’ampio, oscuro locale.
Solo che non era la sua voce.
“Buffy? Sei sveglia? La colazione si raffredda, tesoro!”
La voce di Joyce strappò Spike dal più bello dei suoi
sogni. Era al calduccio, nel letto di Buffy, ed aveva appena finito
di fare l’amore con lei, e si sentiva bene....amato, curato, coccolato...
Joyce?!?!
Spike si tirò subito su, e quasi scoppiò ad urlare quando
si accorse di indossare un pigiama con delle ochette gialle. E di essere
per davvero nel letto di Buffy.
Joyce spalancò la porta,e lo fissò senza il minimo stupore.
“Dormigliona! Forza, sveglia! Buffy! Hai lezione tra meno di un’ora!”
“No...no no no no! Non di nuovo!” pensò Buffy. “Non
voglio vedere. Non voglio guardare. Non dimenticherei mai¸ poi!
Non può di nuovo essere successo quello! Non come con Faith!
Non con Spike...”
Buffy prese coraggio. Sollevò il lenzuolo. E sbirciò sotto.
Le sue urla svegliarono persino i morti.
“Io non sono Buffy, e non indosso roba con paperelle!” borbottò
il vampiro cattivo. “E perciò ora mi tolgo quest’assurdità,
e ...oh Cavolo!”
Spike si guardò allo specchio.
E prima ancora di rendersi conto di potersi finalmente riflettere, si
accorse di possedere qualcosa che non aveva mai avuto prima.
Il seno.
Con il lenzuolo intorno al collo, Buffy saltellò verso la porta,
i piedi raggrinziti al contatto con il pavimento freddo della cripta.
Doveva uscire di lì. Doveva vestirsi. E soprattutto doveva uscire
dal corpo del suo peggior incubo!
Quando la pesante porta di quercia si aprì sotto la sua spinta,
un raggio di sole penetrò nell’antro buio, fino a lambire
la punta del suo piede destro.
Baffy ululò dal dolore, e si buttò all’indietro,
nella fresca ombra.
Bruciava, Dio, come bruciava!
Con le mani, Buffy prese il lenzuolo e cercò di spegnere la fiamma,
sempre gemendo dal dolore.
Non era possibile. Qualcuno, lassù, aveva deciso di divertirsi
sul serio. Diavolo!
Vide che sulla poltrona davanti alla TV erano buttati negligentemente
i Levi’s neri e la t – shirt del vampiro. Li prese e li
indossò, ma non prima di aver ceduto al più antico istinto
del mondo.
Quello di guardarsi.
“Oh, mio Dio...” ansimò Buffy. “E questo...
è lui? E lui, ora...ha il mio corpo? Può vedermi...e...e
toccarmi?” Buffy arrossì penosamente, per quanto il suo
corpo ora vampirico potesse arrossire. Chiudendo gli occhi, si sfiorò
con le dita, troppo curiosa per resistere alla tentazione.
E, in un istante, quella cosa terribile sorse a nuova vita.
“Prima che quest’esperienza finisca...perché deve
finire, bada bene” disse Spike, alla sua immagine nello specchio.
“Intendo divertirmi un po’”.
La ragazza nello specchio sorrideva. E quello era il volto del suo amore.
Ma non il suo spirito.
“Buffy” chiamò Dawn. “Sbrigati. Devi accompagnarmi
a scuola.”
“Un attimo” sorrise Spike. “Devo ancora farmi la doccia”
II ore 9.30
Erano passate appena due ore dal suo risveglio, e già Buffy
era annoiata a morte. Uscire non poteva, come aveva imparato subito
a sue spese, ed aveva fame.
Come intuiva, le riserve alimentari di Spike erano piuttosto limitate:
sangue, weetabix ed un pacchetto scaduto di patatine alle cipolle.
Se solo ci pensava, lo stomaco le si rivoltava.
Atterrita dall’idea di passare un’intera giornata in quell’inedia
ed in quello sconforto, Buffy si diresse verso il frigo. Al suo interno,
sulla parete della porta, c’era sorprendentemente...una sua fotografia.
“Tiene le mie foto in frigo?” si disse Buffy. “Ma
quanto è malato?!”
La ragazza, impacciata nel suo nuovo, estraneo corpo, allungò
una mano e prese un vasetto di sangue. Lo svitò, e lo avvicinò
al naso.
Era disgustoso.
Ma aveva fame, e non aveva altro. Tappandosi il naso, Buffy bevve il
sangue.
Mentre lo metteva via, sentendosi stranamente, confortevolmente sazia,
Buffy si chiese cosa si potesse provare a bere solo quello per decenni.
E poi, si chiese cosa si potesse provare ad essere così soli
per decenni.
Lei era vampiro da due ore, e già non lo sopportava più.
Uscito dalla doccia, pienamente divertito, Spike aprì il cassetto
della scrivania. Sapeva che ciò che stava facendo era interamente
sbagliato...ma non resistette alla tentazione.
Le sue dita incontrarono tubetti sfatti di makeup, boccette di smalto,
una confezione aperta di profilattici, tristi residui dell’infelice
storia con carciofo (eww....), una scatola vuota di tampax ed infine
ciò che stava cercando...il suo diario.
Spike conosceva bene quel detto circa quelli che ascoltano di nascosto
i discorsi altrui. Ma l’istinto lo portava a cercare una prova,
una almeno, dell’interesse di Buffy per lui, quell’interesse
che lui sapeva autentico, seppure profondamente seppellito dentro di
lei.
Aprì una pagina a caso. Fu soddisfatto di vedere che parlava
di lui. “S. è venuto di nuovo a far la ronda con me. Abbiamo
di nuovo litigato. Non imparerà mai?”
Le notazioni di Buffy divenivano più prosaiche, nei giorni successivi.
Spike notò che non scriveva mai di carciofo. Se aveva sofferto
per la loro separazione, sembrava comunque che il dolore non l’avesse
distrutta.
“W. oggi mi ha guardato in quel modo strano...devo dirgli di smetterla.
Tutto ciò non porterà a nulla, lo so. Ma non lo capisce?”
Spike si immobilizzò. Non aveva alcuna certezza che W. fosse
lui...se non che l’intuizione gli suggeriva che Buffy separasse
la sua persona demoniaca, Spike, dall’uomo...quello con il quale,
in qualche modo, riusciva ad entrare in relazione.
Buffy sbagliava a pensare che lui non la capisse.
Al contrario, la capiva fin troppo bene.
Sapeva bene cosa lei vedeva in lui: il demone spietato che le aveva
teso più di un agguato, il compagno fedele di Drusilla, una “cosa
malvagia e senz’anima” a cui lei non avrebbe potuto, dovuto
dedicare nemmeno un pensiero.
Poi, c’era William. L’uomo che era un alleato, forse persino
un amico...l’uomo che le poteva far battere il cuore con un sorriso,
con uno sguardo, e che con un tocco poteva farle scorrere più
velocemente il sangue nelle vene.
“Buffy?”
Joyce la fissava dalla porta. Lui notò quanto fosse pallida,
e pensò che non stesse affatto bene. Il pensiero, nemmeno troppo
sorprendentemente, gli strinse il cuore.
“Puoi accompagnare tu Dawn a scuola? Stamattina...non so, non
sono in forma”
“Certo” disse Spike, prendendo le chiavi della macchina
che Joyce gli porgeva. Lei lo ringraziò, con quel sorriso dolce
che aveva sempre...anche per lui, che era davvero “una cosa malvagia
e senz’anima”:
“Starai meglio presto” le disse Spike, mentendo. Joyce annuì,
gli fece una carezza e si ritirò nella sua stanza.
Spike chiuse con cura il diario di Buffy, e lo rimise nel cassetto.
Pensando alle pesanti responsabilità che gravavano su di lei,
si vergognava di aver spiato tra le sue cose, alla ricerca di una scoperta
che gratificasse il suo ego vampirico e supersviluppato.
La giornata stava rapidamente peggiorando.
Buffy si stravaccò davanti alla televisione. A quell’ora
del mattino, incappò nelle nuove puntate di “Sentieri”,
con Josh e Reeva che si ribadivano per l’ennesima volta in vent’anni
imperituro amore, finì sul canale latinoamericano dove impazzava
Eduardo Palomo con le chiome al vento, ed infine atterrò sull’ennesima
replica di “Passioni”.
Non era così male. Dopo una mezz’ora, si stava appassionando,
e ripromettendo di registrarselo. Quel Timmy...
La porta si spalancò di botto, lasciando penetrare nella cripta
un gran fascio di luce.
Irritata, Buffy balzò dalla poltrona con una movenza elegante..una
delle sue. Di fronte a lei, infuriato, stava Spike, vestito come ...come...
una prostituta.
Vestito come di solito vestiva lei.
I due si fissarono a lungo. La scena era così familiare da turbarli:
Spike che guardava cattiva tivù e Buffy che faceva irruzione
nella sua cripta senza nemmeno un saluto.
Solo che ora le parti erano rovesciate.
I due si fissarono.
E scoppiarono a ridere.
“Ma come...come ti sei conciato?” riuscì a gemere
Buffy tra le risate che la scuotevano “Non la metto più
da secoli quella gonna...da prima che tu arrivassi a Sunnydale. Non
si usano più così corte”
“Trovo che slanci le mie magnifiche gambe!” commentò
Spike, avanzando con grazia nella cripta.
Buffy si incupì, sollevando un sopracciglio.
“Cosa diavolo hai fatto al mio corpo? Non l’avrai per caso...guardato
o peggio...toccato?”
Spike sorrise, malignamente.
“E tu?”
Buffy smise di ridere, ed arrossì penosamente.
“Buffy...ti rendi conto che dobbiamo risolvere questa situazione,
vero?” le disse Spike, avvicinandosi a lei sempre di più.
Quando il vampiro le mise una mano, dalle unghie curate e dipinte di
rosa, sulla guancia, Buffy trasalì. In un secondo, il tempo che
ci volle al suo corpo per reagire, capì l’effetto che la
sua vicinanza produceva su di lui. Ed in un istante capì che,
se non era interessata, doveva stare lontano. La sua ambiguità
emotiva doveva averlo fatto soffrire, in quei mesi, ora se ne rendeva
conto. Lei era Buffy, ma il corpo che stava abitando era quello di Spike,
e quel corpo stava reagendo violentemente alla sua vicinanza.
Oh, Dio, era tutto così complicato che rischiava di perdere il
filo...
“Non mi toccare” disse Buffy. “Ti prego...”
Spike fraintese le sue intenzioni, e si allontanò, con lo sguardo
improvvisamente freddo.
“Toccherà a te” gli disse Buffy, turbata come non
mai dalla scoperta appena fatta sul loro conto. “Io non posso
uscire. Recati da Giles...e spiegagli tutto. Lui troverà una
soluzione”
“Non potrebbe essere un pasticcio di Will?” chiese Spike,
anche lui turbato nel rendersi conto che la vicinanza di Buffy nel suo
corpo provocava emozioni che non sapeva il corpo di lei potesse provare.
Allora, lei non era indifferente come voleva fargli credere.
“No, è a Pasadena da sua nonna. Questa volta, non credo
che lei c’entri”
“Lo scopriremo presto. Buffy, non temere. Una cosa del genere
non può durare”
Buffy lo fissò che si allontanava.
“Dove vai?” gli chiese, stupita ed amareggiata che lui andasse
via così in fretta.
“Devo andare a lezione. Cercherò Tara, ed andrò
con lei dal signor Giles. Non vorrei che se mi vedesse da solo...”
“...non ti crederebbe?” completò per lui Buffy. “Hai
ragione. Tara è una brava ragazza. Ci possiamo fidare di lei.”
Spike la fissò. Buffy arrossì. L’effetto che la
sua bellezza stava producendo su di lui, sul corpo che lei indossava,
era clamoroso.
“Ti fidi di me?”
Buffy rispose solo dopo un istante. “Mai. Ma ora, ti prego, corri.”
Spike sorrise, e si allontanò nel giorno, felice di sentire sulla
pelle il calore del sole.
III. Ore 12.
“Adesso, mi credi?”
Tara, senza parole, fissò la sua amica. Capelli biondi, occhi
verdi e luminosi...il nasino un po’ storto che dava carattere
al suo bel viso...era Buffy, non c’era dubbio. Una Buffy con una
gonna così corta, ed un top così scollato, che stava attirando
su di sé tutti gli sguardi maschili del campus.
Una Buffy che le stava dicendo...di essere Spike.
“Glinda, tu mi devi aiutare. Ci devi aiutare. Qualcuno ha fatto
un incantesimo, e ha scambiato i nostri corpi.”
Tara la fissò. “E che ragione avresti per volerla aiutare?
Ora sei nel corpo di una bella ragazza, stai al sole, sei umano, e guarda
caso hai anche la forza di una cacciatrice...qualcosa mi dice che Spike
il vampiro cattivo potrebbe apprezzare troppo questa nuova situazione
per rinunciarvi”
Spike la fissò, sbattendo le ciglia.
“Tara, io sono un maschio. E voglio tornare nel mio corpo. Adesso!”
Tara sorrise. “Scherzavo. Lo so che tieni troppo al tuo status
di cattivone per accontentarti di questo..essere il campione del bene
non fa certo per te”
Spike abbassò lo sguardo. “Al contrario. Temo di non essere
degno di questo ruolo...io che combatto le forze del male? Sul serio?
Andiamo! E poi, c’è Joyce...sta male, ed ha bisogno di
Buffy...non di un impostore”
“Però le vuoi bene anche tu” disse Tara.
“Sì, ma lei ha bisogno di sua figlia”
Tacquero entrambi. Tara gli sfiorò una mano, timidamente. “Lei...Buffy...come
la sta prendendo?”
“Sorprendentemente bene” ammise Spike “Sembra quasi
che la cosa la diverta...ma non la divertirà più, tra
breve, se non smette”
“Andiamo da Giles” suggerì Tara. “Questo è
il piano A”
“Non ne ho di migliori” disse Spike. Voltandosi, si trovò
faccia a faccia con il petto muscoloso di un uomo. Sollevò lo
sguardo, innervosito per la differenza di altezza, per lui non così
usuale, fino ad incontrare gli occhi chiari di...com’era il suo
nome?
“Ben” suggerì il ragazzo con un sorriso. “Non
mi riconosci più? Sarà perché...non indosso il
camice?”
Spike si sforzò di sorridere. Aveva solo una gran voglia di prenderlo
a pugni per aver osato mettere i suoi occhietti slavati addosso alla
sua Buffy, come in quel momento. Lo sguardo del giovane interno scivolava
invece sulle sue gambe scoperte e sull’inizio del seno. Il suo
evidente apprezzamento sessuale indignò Spike. In un istante,
il vampiro capì come fosse a volte difficile essere donna.
“Infatti, non mi ricordo di te”
Tara assestò a Spike un discreto calcio alla caviglia, che lo
fece sussultare.
“Scherzavo, naturalmente” aggiunse Spike, con sguardo freddo.
“Pensavo che forse...se lo desideri...potremo andarci insieme,
al Bronze” sorrise Ben, chiaramente deliziato dal vederla così
svestita e disponibile.
“Nei tuoi sogni” masticò tra i denti il vampiro.
“Sì, come no” disse poi, ad alta voce. “Ma
non stasera. E nemmeno domani. Facciamo così: ti chiamo io”
Ferito, Ben si allontanò di un passo. Aveva allora frainteso
la simpatia di Buffy, la sua...disponibilità?
“Quando...vuoi” mormorò il giovane, chiaramente deluso,
e si allontanò.
Tara e Spike fissarono la schiena rigida del giovane studente in medicina
che si dirigeva verso il campus.
“L’hai ferito” commentò Tara, con fare severo.
“E chissenefrega” rispose Spike, facendo spallucce, e dirigendosi
a passi rapidi verso il negozio di magia, con lei che gli trotterellava
dietro.
IV. Ore 18.30
“Sono solo venuta a riprendere...le mie cose”
Buffy si staccò dalla TV e si volse a guardare la nuova arrivata.
Con l’aria offesa, Harmony cominciò a rovistare nel baule
che Spike teneva accanto al frigo, lanciando indumenti a casaccio dietro
di sé.
“Come ti ho detto, non ti perdonerò per come mi hai trattato.
Sono settimane che non mi cerchi più! Hai ferito i miei sentimenti”
Buffy scoppiava dal ridere.
“Hai dei sentimenti?” le chiese. “Tu...una vampira
assassina? Sei patetica!”
“Smettila!” urlò Harmony. “Tu hai spezzato
il mio cuore”
“Andiamo” rise Buffy. “Cos’è che abbiamo
condiviso, poi? Un po’ di sesso?”
“E tutte quelle volte che tu volevi che mi vestissi come lei...per
poi fare l’amore e pronunciare il suo nome?” si lamentò
la vampira, tra le lacrime.
“Come lei...chi?” indagò minacciosamente Buffy.
“Mi stai prendendo anche in giro?” commentò Harm,
indignata. “Ma Buffy, no? Non sai pensare ad altro. Quando dormi
pronunci il suo nome, quando vieni pronunci il suo nome, mi esasperi
con quest’ossessione!”
Buffy non la stava più ascoltando. Seduta sul sarcofago di pietra
che troneggiava in mezzo alla cripta, pensava a Spike...ed alla sua
fissazione.
D’un tratto, le mani di Harmony furono sulle sue gambe. La vampira
la fissava di sotto in su, gli occhi bagnati di lacrime e la bocca atteggiata
ad una smorfia seducente.
“Prendimi di nuovo con te, Spikey...io starò buona, mi
vestirò come lei, e mi metterò i capelli in piega con
i bigodini, per averli come i suoi...Ti prego...sono così sola...”
Buffy la fissò. Era del tutto assurdo, ma in parte la capiva...e
le faceva pena.
“Lasciami, Harm. Quando un uomo ama una donna come..io...amo Buffy...non
c’è posto per nessun altro. Fattene una ragione, e vattene.
E’ per il tuo bene, credimi”
Harmony tirò su con il naso, e prese le sue cose.
“Lei ti tratterà come tu stai trattando me. Sarai niente
per lei...come io lo sono per te”
Buffy annuì. Lo sapeva.
Eppure, sapeva anche – conoscendosi come si conosceva –
che Harmony si sbagliava.
Perché Spike, purtroppo, non era più “niente”
per lei.
“L’abbiamo dovuto inseguire per mezza città”
si lamentò Spike, mentre Tara arrancava faticosamente dietro
di lui fin verso il piccolo condominio dove Giles abitava. “Non
poteva restarsene in negozio? E’ sempre là...ad ammuffire.
Tranne oggi, si intende”
“Anya ha detto che aveva un seminario...roba di magia...ma che
dopo le sette sarebbe stato in casa”
“E’ quasi il tramonto”
Tara si guardò intorno. Il sole, il dorato sole della California,
era ancora alto, ma Spike non sbagliava. Se le sentiva nel sangue, certe
cose.
“Appena possibile, tornerò da Buffy e la porterò
nel tuo dormitorio. Puoi ospitarla finché questa cosa...non viene
risolta?” chiese a Tara. La giovane strega annuì, con un
sorriso dolce. “Non voglio che stia tutta sola in quella cripta
umida...non è fatta per vivere così...ora lo so”
Tara gli sorrise di nuovo. “E tu, invece?”
“Io sono un vampiro vero” commentò Spike. “Non
importa che corpo indosso. Il demone è dentro di me”
“Il tuo demone sembra molto umano...se vuoi l’opinione di
un’estranea”
“Non sei un’estranea, ed apprezzo la tua opinione...ma credimi.
Il demone è sempre più vicino alla superficie di quanto
tu creda, e lo stesso vale per Angel, anche se lui ha l’anima”
La porta di casa di Giles si aprì e l’osservatore le accolse
con un sorriso.
“Buffy...Tara. Che piacere vedervi. E’ successo qualcosa?”
Spike entrò nella stanza, e poi si voltò: il suo vecchio
invito era evidentemente ancora valido, oppure quel magico sensore che
non permetteva ai vampiri di entrare in una casa non invitati non riconosceva
il suo nuovo corpo.
“Rupert, devi aiutarci”
Giles si stupì. Buffy non lo chiamava mai “Rupert”.
C’era una sola persona a Sunnydale che lo chiamava così...ed
era...
“Spike!”
“In carne ed ossa. Non miei, peraltro, ma presi a prestito”
“Non posso crederci” commentò l’osservatore,
prendendo gli occhiali e pulendoli con foga.
“Ci ha già creduto, prima ancora che lui glielo confermasse”
intervenne Tara. “E’ la verità, signor Giles. Qualcuno
ha combinato questo pasticcio...ed ora Buffy è nel corpo di Spike,
relegata nella sua cripta”
“Willow?”
“E’ a Pasadena”
“Chi...allora?”
“E’ quello che devi scoprire, Rupie.” Commentò
Spike, sedendosi sul divano ed accavallando le gambe. Cielo, come odiava
quella casetta dove aveva vissuto da prigioniero...e dove per la prima
volta aveva scoperto il sapore delle labbra di Buffy, ed il calore della
sua pelle...
“Spike, ti sto parlando” disse l’osservatore, interrompendo
la sua reverie. “Quando è successo”
“Stamattina, al risveglio. O durante la notte. Non so”
“Dobbiamo fare delle ricerche” commentò Giles, con
tutta la sua professionalità, e cercando di non lasciare che
l’emozione per l’accaduto lo sopraffacesse. Buffy nel corpo
della sua nemesi... “Ci sono parecchi incantesimi che possono
procurare scambi corporei...uno era il katra che ha usato Faith”
“Mia madre ne ha descritto un altro, nel suo diario” intervenne
Tara, arrossendo mentre si rendeva conto che era la prima volta che
rivelava agli altri qualcosa di così personale. “Ma vi
posso garantire che io non l’ho mai usato”
“Hai dato il diario a qualcuno?” indagò Giles
“N-no...è sempre stato nella mia camera, al campus.”
“Vallo a cercare, allora, immediatamente. Solo se sappiamo che
tipo di incantesimo è possiamo tentare di scioglierlo. Spike,
tu invece...”
“Vado da Buffy!” urlò il vampiro, sparendo immediatamente
dalla porta.
“Stavo per dirlo” commentò Giles, pacatamente, e
si mise subito alla ricerca di un indizio.
V. Ore 20
Spike penetrò nella cripta dopo aver aperto con cautela la pesante
porta d’accesso. Non intendeva spaventare Buffy. Il Cielo sapeva
che lei aveva motivi a iosa per essere già abbastanza turbata.
Al piano superiore non c’era. Con cautela, il vampiro nel corpo
della cacciatrice scivolò giù dalla scaletta interna e
si inoltrò nel buio della volta.
Il suo grande letto era illuminato da decine di candele, quelle che
lui amava accendere nelle occasioni speciali. In mezzo alle lenzuola
sfatte stava il suo corpo nudo.
Solo che era Buffy, lui lo sapeva.
La osservò a lungo. Dormiva come morta, immobile e immota, il
petto liscio e marmoreo che non si sollevava nel respiro, le lunghe
ciglia scure che ombreggiavano gli zigomi alti e pallidi.
Era lui stesso. Finalmente, era come vedersi in uno specchio.
Ed al corpo che indossava quella vista piaceva, ormai non c’erano
più dubbi. Bene, ora sapeva qualcosa sul conto di Buffy che lei
non avrebbe mai più potuto negare.
Però sapeva anche qualcos’altro, qualcosa di molto personale.
Quello che provava per lei non era racchiuso nell’attrazione dei
loro corpi, nella chimica del loro incontro. Quello che provava per
lei era più profondo, e più intenso: era l’ammirazione
naturale che sentiva per il modo unico, inimitabile, in cui lei riusciva
ad essere figlia, sorella, amica, predatrice, guerriera, e donna. Con
le sue debolezze, le sue sconfitte, le sue lacrime, ed i suoi trionfi,
i suoi sorrisi.
Il suo sguardo si addolcì, guardando quel corpo che apparteneva
a lui stesso, come mai lo sguardo della vera Buffy si era addolcito
nell’osservarlo.
Perché ormai sapeva per certo di amarla, e che non era solo un’ossessione,
un oscuro desiderio di rivalsa per le numerose, cocenti sconfitte che
aveva provato per mano sua.
Ma qualcosa di più e di diverso.
Spike cominciò a spogliarsi. Non intendeva forzarla, né
turbarla, ma provava il desiderio intensissimo di sperimentare un istante
di vera comunione con lei. Insieme, finalmente, ecco il segreto desiderio
del suo cuore. Senza far nulla, senza nemmeno toccarsi…ma insieme.
Spike ringraziava il Cielo per quel meraviglioso incantesimo che gli
dava una seconda chance.
Scivolò nel letto accanto a lei, e le accarezzò dolcemente
la spalla. Ancora addormentata, sfinita per la lunga, noiosa, stranissima
giornata, Buffy sorrise nel sonno. Il calore del corpo di lui la stava
piacevolmente scaldando. Istintivamente, lei si accoccolò contro
di lui, lasciò che le sue gambe si stringessero dolcemente intorno
alla sua vita.
E vampiro e cacciatrice dormirono, in un sonno profondo, buio e tenero
come mai prima in vita loro.
“E questo cosa sarebbe?!” chiese Tara, con voce insolitamente
alterata. Il diario di sua madre, ricoperto dall’amorevole scrittura
ricurva ed ormai stinto, giaceva sulla scrivania di Dawn, appena nascosto
sotto una rivista pop.
“Tara…io….te l’avrei voluto dire. Cercavo…cercavo
dei libri di Buffy, e credevo…credevo fosse suo” balbettò
Dawn. Quando Tara si era improvvisamente presentata a casa loro, quella
sera, non c’era voluto uno psicologo per capire che il senso di
colpa la stava divorando. Tara l’aveva preceduta su per le scale,
di fronte allo sguardo sorpreso di Joyce, e si era diretta verso la
sua stanza. Aveva subito trovato ciò che cercava.
Joyce comparve sulla soglia, preoccupata. Tara le sorrise, nascondendo
il suo disappunto.
“E’ tutto a posto, signora Summers. Sono stata io a darlo
a Dawn, e lei si è semplicemente scordata di restituirmelo”
Dawn sospirò di sollievo. Questa volta, forse, se la sarebbe
cavata a buon mercato.
Quando rimasero sole, Tara la fissò con volto severo.
“Pagherai per il danno. Tua sorella e Spike sono l’uno nel
corpo dell’altro, in questo momento, se capisci cosa intendo.
Innanzitutto, scioglieremo l’incantesimo, e poi tu mi aiuterai
per un mese con la biancheria sporca”
“Per un mese?” ansimò Dawn.
“Diremo a tua madre che ti do’ ripetizioni di francese”
replicò severamente Tara. “Invece, verrai da me e ti occuperai
del bucato mio e di Will. D’accordo?”
Dawn annuì. I veri problemi, lo temeva, sarebbero cominciati
quando Buffy avesse riavuto il suo corpo…oh, Cielo, allora la
Buffy che quella mattina l’aveva accompagnata a scuola era….Spike!
In un istante, Dawn comprese l’enormità della sciocchezza
compiuta: Buffy non l’avrebbe mai perdonata per aver scambiato
il suo corpo con quello della sua maledizione!
“Disfiamolo subito”
“Non ora” replicò Tara, ancora un po’ alterata
per l’immaturità dimostrata dalla ragazzina nel giocare
così con la magia.
“E perché?” chiese Dawn, petulante.
“Perché debbono passare almeno ventiquattro ore, prima
di poter annullare l’incantesimo”
Tara si riprese il libro, e si allontanò senza una parola. Dawn
la inseguì giù per le scale.
“Ed io? Non mi fai partecipare all’incantesimo?”
Tara la fissò. “Mi pare che tu abbia già fatto abbastanza,
per oggi. Adieu, ma petite”.
E Dawn rimase sola a meditare sulle malefatte compiute.
V. Ore 11.
“Che ore sono?” borbottò Buffy, passandosi una mano
sul volto, ed accomodandosi meglio accanto al corpo caldo ed accogliente
di Ri….Spike?!
Oddio, Spike nel corpo di Buffy…e lei….nel corpo di Spike…
I ricordi le piombarono addosso come una valanga di neve e fango. Lei
era ancora, dannatamente, nel corpo di Spike, e Spike nel corpo suo…e
dormivano insieme nudi nel suo letto, nella sua cripta..e grazie al
Cielo non era successo altro!
Fino ad ora, perlomeno.
“Come si è permesso!” pensò Buffy, osservando
il suo volto mentre Spike dormiva, caldo, tenero, femminile, innocente.
“Come si è permesso di infilarsi nel mio letto…cioè,
nel suo…insomma, con me!”
“Spike!” urlò, spingendolo via da sé. Il vampiro
atterrò con un tonfo ed un gemito sorpreso sul pavimento. Quando
si tirò su, Buffy vide emergere prima il suo volto, con gli occhi
grandi, verdi e sorpresi, e poi il suo collo, le sue spalle, i suoi...
“Copriti!” gli gridò, gettandogli in faccia il lenzuolo.
“Quello è il mio corpo, se te ne sei dimenticato”
“E come potrei...visto che ci sei tu a ricordarmelo” le
disse Spike, indicandole le sue stesse nudità. Buffy arrossì
e si coprì immediatamente con la coperta.
“Non ho trovato biancheria intima da nessuna parte” si giustificò
debolmente Buffy. “Mister testa ossigenata non sente il bisogno
di cambiarsi le mutande, a quanto pare”
“Io non le porto, idiota” replicò Spike, furioso.
“I jeans a pelle non ti irritano, tesoruccio?” lo provocò
Buffy.
“I non morti non hanno bisogno di boxer di seta per sentirsi...veri
uomini” le disse lui con un sorriso allusivo “se capisci
quel che intendo”
“Capisco, eccome. Capisco che questa farsa è durata anche
troppo! E capisco che tu devi entrarci in pieno!”
Spike la fissò, non credendo alle sue orecchie. Poi, fece la
solita espressione disgustata che assumeva quando lei oltrepassava la
linea di confine...solo che indossava il volto di Buffy, e non gli riuscì
così bene, risolvendosi quindi in una smorfia...delusa.
“IO?! Io ero qui nella mia cripta a badare agli affari miei, quando
qualcosa, qualcuno, scommetto quella matta della tua amica strega, o
quell’immatura di tua sorella, ha fatto un pasticcio con la magia!
Ed adesso sarebbe colpa mia?” ruggì.
“Fatto sta” ironizzò pesantemente lei. “Che
sei finalmente entrato nelle mie mutande”
“E tu nei miei jeans”
Si guardarono furiosi.
“Chissà i pasticci che hai combinato! All’università,
poi..scommetto che mi avrai fatto espellere”
“No” replicò Spike, soddisfatto. “Però,
mi sono tolto la soddisfazione di mandare al diavolo quell’idiota
di Ben...”
“Cosa hai fatto?!” urlò Buffy. “Ben è
il mio...”
“...prossimo ex?” replicò Spike freddamente, fissandosi
le unghie. “Beh, lasciamelo dire...non ha un briciolo di stile.
A quanto pare, il mio nonnino ha rovinato in te anche quel briciolo
di buon gusto che dovevi avere”
“Allora, siamo pari” concluse Buffy. “Perché
quell’idiota di Harmony ha avuto il coraggio di farsi rivedere
da queste parti. Ma l’ho fatta sloggiare subito. Porco! La facevi
vestire come me prima di portarla a letto?”
Si fissarono con odio. E poi, Spike la spinse sul letto. Era più
piccolo di lei, fisicamente, ma anche più forte...dal momento
che ora la cacciatrice era lui. E non aveva nessunissimo chip in testa...
“Non osare toccarmi” gridò Buffy.
“Potrei prendere un paletto...e non lo saprebbe nessuno”
rise Spike. “Non è divertente?”
“Ed io potrei morderti” replicò lei.
“Hai il chip, non puoi” le ricordò lui.
“Lo dici tu” dichiarò bellicosa Buffy, scivolando
nel volto della caccia. Sorpreso, Spike si scostò appena. Sentire
il corpo di lei, il suo corpo, sotto il suo, era clamorosamente eccitante.
E vederla poi agire come un vampiro...
“Buffy?” le sussurrò.
“Sì?!” replicò lei, ipnotizzata dalla vista
della sua gola bianca, con la vena giugulare ben in vista, invitante.
“Sei eccitata, ammettilo”
Buffy divenne del colore delle ciliege. Le bastò uno sguardo
alla coperta per capire che lui aveva ragione. Maledetto! Stramaledetto!
Se lo scosse di dosso, infuriata con lui e con se stessa, e soprattutto
con il suo corpo traditore. Ahaha! Qui intravedeva una possibile vittoria!
“Tu....tu non provi niente!” gli disse, soddisfatta, ritornando
naturalmente al suo volto umano. “Il mio corpo risponde, perché
è il tuo....ma il tuo, cioé il mio, no...perché
io non provo niente..io...”
Spike la prese tra le braccia, e la baciò. Buffy rimase senza
fiato, e sentì il corpo che lui indossava premere istintivamente
contro il suo, in modo tenero, avvolgente, femminile, e capì
che la sua bella teoria stava franando miserevolmente, e che le loro
menti ed i loro corpi, all’unisono, si attraevano senza tregua...
La sua rabbia se ne andò velocemente come era arrivata. Si staccò
a fatica dal suo bacio, ancora sconvolta, e con dita lievi accarezzò
la sua fronte, ripensando a quando era piccola, malata, e sua madre
faceva altrettanto. Quanto tempo era passato da allora! Quante volte
aveva dovuto stringere i denti ed andare avanti, il cuore in pezzi,
contro tutto e contro tutti…
Ma con Spike era sempre stato diverso. Lui non l’aveva mai tradita.
L’aveva affrontata sempre a viso aperto, da nemico.
Da amante.
Sotto il tocco sottile delle sue dita, gli occhi di lui, ancora chiusi,
ancora estatici, si aprirono. Spike capì in un battito del cuore
che sì, lei era ancora nel suo corpo, ed era quello a reagire
fisicamente, con tanta veemenza…ma che il corpo di lei stava facendo
altrettanto, e che quello che lei stava provando in quell’istante
era autentico, made in Buffy.
“Buffy…”
“Shhh” gli sussurrò lei. Poi, si chinò su
di lui, e sfiorò di nuovo le sue labbra con le sue. Spike chiuse
gli occhi, sovrastato dalle emozioni. Il fatto di averla così
vicino, nel buio, nel calore generato dal suo corpo, e sentirla così
tenera, così autentica, lo stava inondando come un fiume in piena.
Senza altre parole, Buffy lo prese tra le braccia, e cominciarono ad
amarsi.
“Aneilka, io ti invoco. Disfà ciò che è stato
fatto”
La morbida voce di Tara si sollevò nella notte, mentre l’orologio
del campus batteva la mezzanotte ed un quarto.
La stanza, senza Will, era tranquilla. Erano sole, lei e la dea degli
inferi, e solo Tara poté ascoltare i suoi sussurri.
La dea rideva, senza ritegno.
Ancora avvinti, i corpi dei due amanti vennero avvolti da un turbine
multicolore, che li fuse e li sciolse come fosse cera, per poi ricomporli.
Buffy sperimentò la bizzarra sensazione di possedere ed essere
posseduta, e così Spike, e poi entrambi capirono che non era
poi così importante.
Bastava essere insieme.
Almeno per una notte.
“Vuoi che ti…lasci?” le sussurrò Spike, di
nuovo nel suo corpo, di nuovo se stesso fino in fondo, eppure ancora
avvinto a lei. “Vuoi tornare al tuo mondo? Io lo capirei, sai…e
farei finta che questo non sia mai successo”
Lei lo fissò, con i suoi grandi occhi verdi, e lui capì
che stava valutando la sua proposta, seriamente. Far finta di nulla,
dimenticare, come avevano già fatto con l’incantesimo matrimoniale,
fino alla prossima volta, perché entrambi sapevano che ci sarebbe
stata una prossima volta…una nuova bugia.
Buffy sorrise, e chinò il capo per baciarlo, stringendolo di
più a sé, più vicino, più stretto.
“Se fossi in te” gli disse, sorridendo sotto le sue labbra
morbide e fresche. “Soprattutto, starei zitto”.
FINE
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